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USA e CUBA: un concreto riavvicinamento?


Il 17 dicembre 2014 Stati Uniti e Cuba hanno deciso di riaprire il dialogo 53 anni dopo la rottura delle relazioni diplomatiche. Secondo fonti riservate, i negoziati segreti erano iniziati circa diciotto mesi prima, con la mediazione canadese e la supervisione del Vaticano.

L’inizio del riavvicinamento è iniziato con uno scambio di prigionieri a cui sono seguiti una telefonata tra il presidente americano e quello cubano e i discorsi televisivi dei due capi di stato.

Tuttavia da questo accordo rimane escluso il tema dell’embargo economico in vigore dal 3 febbraio 1962 a seguito della crisi dei missili di Cuba e anche se l'embargo per il momento rimarrà in vigore, l'amministrazione americana ha dichiarato che accoglierebbe con favore una decisione da parte del Congresso per alleggerirne le condizioni o cancellarlo in maniera definitiva.

L’accordo, che si basa sullo scambio di prigionieri politici, è molto ampio e prevede vari punti:

  • L’avvio di trattative tra i governi di Washington e dell’Avana per la normalizzazione dei rapporti, inclusa l’apertura delle reciproche ambasciate. (Dal 1961 i due paesi non hanno relazioni ufficiali e dal 1977 nelle due capitali è aperta una “Oficina de intereses” sotto mediazione svizzera che fungeva da ufficio di rappresentanza diplomatica per entrambi i paesi).

  • Le istituzioni americane potranno aprire conti di corrispondenza presso istituzioni finanziarie cubane e verrà consentito l’uso di carte di credito americane a Cuba.

  • Per gli americani sarà più facile andare a far visita ai familiari a Cuba, mentre i viaggi turistici restano per ora banditi.

  • I livelli delle rimesse saranno aumentati da 500 dollari a 2.000 dollari a trimestre.

  • Sarà autorizzata l’esportazione di alcune categorie di beni e servizi, tra cui materiali per l’edilizia privata e apparecchiature per i piccoli agricoltori.

  • Verrà autorizzata l’importazione di beni da Cuba fino a 400 dollari, di cui non più di 100 dollari di prodotti di tabacco e alcool.

  • Sarà consentito di creare a Cuba i meccanismi necessari, incluse le infrastrutture, per offrire telecomunicazioni commerciali e servizi sul Web più liberi dai controlli governativi. (Il livello di penetrazione di Internet a Cuba è del 5%).

  • Sarà avviata una revisione della posizione di Cuba come stato sponsor del terrorismo. L’Avana parteciperà così al vertice delle Americhe del 2015 e verrà cancellata dalla lista nera degli Stati Uniti, riguardante i cosiddetti “stati canaglia”.

Come primo passo Cuba ha acconsentito al rilascio di Alan Gross, un contractor statunitense arrestato nel dicembre del 2009 con l’accusa di spionaggio mentre lavorava per la Ong americana USAID, l'agenzia americana per lo sviluppo internazionale che fa parte del Dipartimento di Stato. Gross era stato arrestato 5 anni fa mentre distribuiva materiale elettronico alla comunità ebrea all'Avana e condannato a 15 anni di prigione per spionaggio. Parallelamente alla liberazione di Gross, gli Stati Uniti hanno liberato, per motivi umanitari, tre agenti cubani detenuti dopo un processo-farsa che nel 2001 li ha condannati per spionaggio.

Economicamente e politicamente, l’embargo si è dimostrato pressoché inutile provocando invece perdite cospicue non solo per l’economia cubana (1.100 miliardi di dollari in 54 anni), ma anche per l’economia Usa (1,2 miliardi di dollari l’anno). Tuttavia questa opzione sembra alquanto inverosimile al momento dato che dal prossimo 20 gennaio il Congresso americano sarà totalmente ad appannaggio dei Repubblicani tradizionalmente più sensibili alle posizioni anti-castriste.

L’unico modo che Obama ha per sbloccare la situazione in tempi relativamente brevi è quello di agire per decreto, rimuovendo le restrizioni riguardanti “bloqueo”. Politicamente questo avvicinamento segna un punto a favore di Obama che negli ultimi mesi ha visto crollare il suo gradimento in termini di politica estera.

Da parte cubana il riavvicinamento si spiega in termini di pura opportunità politica, viste le pessime condizioni economiche del Venezuela, principale partner economico-politico di Cuba. Infatti tra Caracas e L’Avana esiste un particolare accordo che risale ai tempi di Chavez, secondo il quale il Venezuela si impegna a fornire a Cuba un’assistenza finanziaria ed energetica (quantificabile in 80-100 mila barili giornalieri di petrolio) in cambio di medici e insegnanti provenienti dall’isola. In pratica gli aiuti forniti dal Venezuela a Cuba rappresentavano all’incirca il 20% del Pil cubano. In questo senso il vero grande sconfitto di questo riavvicinamento cubano-statunitense risulta essere proprio il Venezuela sempre più isolato nel continente latino e debole economicamente.

Secondo alcuni analisti politici il riavvicinamento tra Usa e Cuba, in termini soprattutto economici, può rappresentare un grande vantaggio per entrambi i paesi.

Per gli Usa, attraverso l’allentamento dell’embargo è possibile creare canali di cooperazione economica e commerciale in settori come l’agricolo-alimentare (zuccherificio e frutta) e aprirsi verso un mercato povero e potenzialmente molto attraente in termini di basso costo della mano d’opera. Ci sono, inoltre, forti interessi da parte delle aziende americane delle telecomunicazioni, del turismo e delle società di servizi (soprattutto bancari e finanziarie in generale).

Per Cuba, la possibilità di un allentamento dell’embargo, oltre a permettere un rientro di capitali cubani nel paese, potrebbe anche favorire un afflusso maggiore di capitali e idee nell’isola, utilizzabili in progetti cubano-stranieri, come quelli, già in fase avanzata, di cinesi e brasiliani. Nello stesso tempo, il paese caraibico avrebbe possibilità di aprirsi maggiormente all’esterno e tale politica potrebbe favorire un clima riformista e incamminare Cuba verso un modello di sviluppo economico e politico più simile a quello vietnamita che a quello cinese.

Oltre a tali sviluppi all’interno dei due paesi, tale riavvicinamento dovrebbe anche porre le basi per una più stretta cooperazione bilaterale su temi quali la lotta al narcotraffico e al traffico di esseri umani (problemi molto sentiti da entrambi i governi), nonché nella protezione ambientale. E secondo fonti anonime della Casa Bianca, entro il 2015 si potrebbe concretizzare anche una visita ufficiale di Obama o Kerry a Cuba.

Barak Obama e Raul Castro saranno in grado di lavorare “in buona fede” per riavvicinare i loro paesi? E le frange più estremiste di entrambi i paesi, così piene di odio e rancore potranno essere messe da parte? Staremo a vedere, ma senza perdere di vista quelle variabili importanti, anche nel continente latinoamericano, che si chiamano Russia e Cina.


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