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Romeni in Italia


I romeni in Italia sono diventati una forte presenza a partire dagli anni '90, ma questa presenza si è ulteriormente rafforzata dopo il 2000.

Nei primissimi anni dopo la caduta dei regimi comunisti dell’est Europa emigravano verso i paesi occidentali soprattutto alcune minoranze etniche, ad esempio come quella ungherese.

Dal 1992 inizia l’emigrazione romena, in special modo riguardante giovani con un alto livello di istruzione, la maggior parte di loro diplomati e laureati.

Si calcola che dalla caduta di Ceaucescu hanno lasciato il loro paese circa 3 milioni di romeni.

Nel 1999 si assiste alla prima grande ondata d’immigrazione verso l’occidente dove circa l’80% di tali migranti avevano come destinazioni principali l’Italia e la Spagna. Ne segue un’altra, sicuramente la più grande in termini numerici, nel 2002, quando la Romania entra a far parte dei paesi aderenti agli accordi di Schengen che porta al libero movimento delle persone in tali paesi senza obbligo di visto d’entrata.

Nel 2006, in Italia, si contavano circa 555.000 romeni, aumentati nel 2009 a 887.763, pari quasi al 1,47 % della popolazione residente. Negli ultimissimi anni il numero è cresciuto ulteriormente facendo sì che la popolazione romena sia diventata la più numerosa comunità straniera.

Le principali aree di insediamento sono state quelle di Roma e Torino anche se oggi la comunità romena è molto presente anche nel centro Italia e nel nord-est.

Secondo dati ufficiali, nell’attualità, i cittadini romeni residenti in Italia sarebbero circa 997.000, cioè il 21 % degli stranieri presenti, l’1,6% dei residenti totali della penisola.

Molti di loro affermano che tornerebbero in patria ma a condizione di poter trovare un lavoro con un salario superiore a quello attuale. Ma la maggior parte di coloro che oggi risiedono in Italia affermano di non voler tornare nel paese d’origine, essendo ormai inseriti perfettamente nella società italiana, avviando attività commerciali e avendo comprato casa.

Il lavoro è vissuto dai romeni come un modo per integrarsi e negli ultimi anni si è assistito a un grande numero di ricongiungimenti familiari e molti bambini sono nati in Italia. Il processo di integrazione è aiutato anche dalla facilità con cui si apprende la lingua italiana, viste le comuni radici latine. Ma oltre al lavoro, un altro fattore importante per l’integrazione è la rete di amicizie e la maggior parte dei romeni ha sia amicizie romene, di vecchia data o acquisite in Italia, sia amicizie italiane.

In Italia, sono presenti associazioni, istituti culturali, negozi alimentari con prodotti tipici romeni, ristoranti e locali da ballo che spesso vedono tra gli ospiti importati cantanti romeni e tutti questi luoghi, ormai, sono ritrovi abituali non solo dei membri della comunità ma anche degli italiani che mantengono con loro ottimi rapporti o, in molti casi, fanno parte di quelli che vengono definiti “matrimoni misti”.

Come già sottolineato, i romeni sono persone con un livello di istruzione piuttosto elevato, quasi tutti possiedono il diploma di scuola media superiore e molti di loro anche la laurea. Tuttavia questo non trova riscontro in un altrettanto qualificata collocazione nel mercato del lavoro italiano. Infatti molti romeni, spesso accusati, come pure gli immigrati da altri paesi, di rubare il lavoro agli italiani, vengono impiegati in lavori più bassi rispetto alla loro istruzione.

È anche vero che i romeni tendono a chiudersi tra loro e a fare comunità a sé, soprattutto per difendersi dall’ostilità dell’opinione pubblica in seguito a numerosi episodi di cronaca nera. Molti di tali episodi sono commessi da cittadini romeni di etnia rom, e questo porta a non fare una netta distinzione tra rom e romeni, “facendo di tutta l’erba un fascio” e penalizzando, in questo modo, tutta la comunità romena di cui la stragrande maggioranza è gente onesta e lavoratrice.

Secondo dati della Polizia, nel 2008, i romeni arrestati o denunciati erano 42.177, 3361 in carcere e una detenuta su quattro era romena.

Nel 2009, secondo le parole del Ministro della Giustizia romeno, il 40% dei ricercati con mandato internazionale emesso da Bucarest si trovava in Italia.

Sempre secondo la Polizia di Stato italiana, i delinquenti romeni si stanno organizzando in vere e proprie mafie che controllano il traffico di droga, quello di esseri umani, la prostituzione, oltre ad essere denunciati per reati quali furto, spaccio, rapine, omicidi e violenze su donne e abusi sessuali su minori.

Già un paio di anni fa, in un’intervista, un funzionario della polizia romena, senza peli sulla lingua, aveva dichiarato: “ Da noi le cose sono più semplici, chi sbaglia va dritto in galera e non ne esce. I nostri delinquenti lo sanno. E cercano di venire a far danni in paesi più evoluti, più democratici, ma anche più “facili” per loro”.

E il paese più “facile” d’Europa è sicuramente l’Italia. Qui le leggi sono assolutamente permissive e ormai è quasi una regola ritrovarsi per strada dopo qualche mese o qualche giorno, persone accusate di stupro o tentato omicidio.

Gli stessi membri “onesti” delle comunità straniere, e tra questi i romeni, non riesco a capire il perché di leggi tanto “leggere” e richiedono, con sempre maggiore veemenza, provvedimenti più duri.

I romeni, che come abbiamo detto sono oggi la comunità più numerosa sul territorio italiano, sono per la maggior parte gente onesta che lavora soprattutto nell’edilizia, nella cura della persona, nell’agricoltura o in alberghi e ristoranti. È al primo posto per le morti bianche, paga le tasse e lavora per stipendi dimezzati.

Tuttavia, nella guerra tra poveri che viene a crearsi quando chi dovrebbe governare e impegnarsi a creare regole idonee per il bene dei cittadini è invece occupato solo a cambiare le leggi elettorali o ad autotutelarsi, vengono trascurati gli aspetti positivi, vedendo la “questione romena” solo dal punto di vista della pura cronaca nera.

In questo modo la percezione personale tra italiani è romeni è ancora molto superficiale, soprattutto tra gli strati più bassi della società, e si basa, come sempre accade, su luoghi comuni e stereotipi.

I romeni definiscono gli italiani come “sfruttatori” mentre gli italiani definiscono i romeni come zingari e delinquenti.


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